La Repubblica – 14 Settembre 2010

ROMA – Il ruolo di Cassandra a Emma Bonino, vicepresidente del Senato, proprio non piace: non vuole pronunciare la fatidica frase “noi l’avevamo detto”, ma la tentazione è forte. Presidente Bonino, come valuta quello che è accaduto al largo della Libia? «È l’ennesimo episodio nefasto di un trattato, quello del 2008, di per sé sciagurato, voluto da destra e da sinistra con poche lodevoli eccezioni. Oltre ai radicali votarono contro solo Furio Colombo e pochi altri. Era stato D’Alema a sostenere che il partenariato con la Libia era “strategico”». E invece? «Quell’accordo prevede un partenariato speciale, con implicazioni e conseguenze che si potevano facilmente prevedere. Ma non mi piace il ruolo della Cassandra». Qual era il punto meno convincente dell’accordo? «La cessione alla Libia di tre motovedette della Guardia di Finanza – poi seguite da tre pattugliatori – per il controllo dell’ emigrazione clandestina prevedeva anche che venisse sciolto il nodo delle acque territoriali. In altre parole, bisognava risolvere la disputa sul Golfo della Sirte, che Tripoli considera territorio libico e la comunità internazionale no. Ma ad affrontare questa disputa la Libia non ci ha pensato neppure». Come mai l’ accordo prevedeva anche la presenza di personale italiano a bordo delle motovedette? «Era prevista a bordo di quelle navi la presenza di ufficiali italiani come istruttori. Ma adesso con quelle stesse navi ci mitragliano! È una conseguenza paradossale, ma prevedibile e prevista, di un trattato nefasto. Questi mitragliano ad altezza d’uomo». Secondo lei, avevano riconosciuto la nave? «Senza dubbio. Sapevano perfettamente di avere di fronte l’Ariete. Sapevano che stava seguendo le leggi del mare, che prevedono la salvezza delle persone prima di tutto. Sapevano che l’Ariete era in acque internazionali». Come va giudicata l’azione libica? «Per lo meno come atto ostile. Il trattato di amicizia non impegnava i due paesi a evitare atti ostili? E questo come lo definiamo, un atto di gentilezza?». Lei vede un legame fra questo episodio e la visita di Gheddafi a Roma? «Non so proprio se ci siano legami. Ma so che per valutare la visita del colonnello ci si è fermati sugli elementi più kitsch, la presenza delle hostess pagate 80 euro per la comparsata. Fra l’altro, il parterre della visita precedente era composto da ministre, deputate e imprenditrici, non pagate, che ascoltavano religiosamente le lezioni di Gheddafi sul libretto verde». Ma il problema è la politica sull’ immigrazione o gli accordi con una dittatura? «Tutti e due. Gli accordi con dittatori non sono rari: appena nel luglio scorso noi radicali siamo riusciti a rimandare in commissione un accordo di “partenariato speciale” con il Sudan di Omar al Bashir, ricercato dalle Nazioni Unite. Ma il problema non è la politica di questo governo. L’accordo con la Libia è stato votato entusiasticamente da destra e da sinistra. Ci vogliamo fermare un attimo a pensare?».

Giampaolo Cadalanu