Il Sole 24Ore – 13 Giugno 2010

Il premier italiano Silvio Berlusconi potrebbe essere chiamato a svolgere un ruolo decisivo nella fase finale dell’accordo tra Libia e Svizzera annunciato per oggi e soprattutto per la liberazione dell’uomo d’affari elvetico, Max Goeldi, scarcerato il 10 giugno dalla Corte Suprema libica ma ancora trattenuto nella Jamahiriya. 
Berlusconi volerà questa mattina a Sofia per inaugurare una statua dedicata a Garibaldi. Dopo la colazione con il premier Borissov, il presidente del Consiglio partirà alla volta di Tripoli dove incontrerà il colonnello Gheddafi per preparare l’incontro del prossimo 30 agosto a Roma (secondo anniversario dell’accordo italo-libico) e per cercare di risolvere l’ultimo sequestro di tre pescherecci siciliani. 
La coincidenza temporale del viaggio lampo di Berlusconi con la firma prevista per oggi dell’accordo tra Svizzera e Libia (per il quale sono da ieri sera a Tripoli i ministri degli Esteri di Svizzera, Micheline Calmy-Rey e di Spagna, Miguel Angel Moratinos) lascia però aperta ogni ipotesi sul ruolo che potrebbe giocare il nostro premier in un’intricata vicenda che risale al 2008. Nel luglio di quell’anno l’imprenditore svizzero Goeldi fu arrestato insieme ad un altro uomo d’affari elvetico, Rashid Hamdani (liberato nel febbraio scorso) per “permanenza illegale” sul territorio libico. In realtà si trattava di una rappresaglia per l’arresto a Ginevra del figlio del leader libico Gheddafi, Hannibal, accusato di aver maltrattato i propri domestici. Tra ritorsioni e accuse reciproche la vicenda sfociò nel febbraio scorso con una grave crisi diplomatica nella concessione dei visti ai cittadini dell’area Schengen, crisi che fu superata solo il 27 marzo scorso a margine del vertice della Lega araba a Sirte dopo una mediazione dello stesso Berlusconi. 
Nelle ultime settimane, anche grazie a una mediazione tedesca, i rapporti tra Tripoli e Berna si sono rasserenati fino al punto di programmare per oggi la firma di un accordo che dovrebbe prevedere la creazione di una commissione di arbitraggio per verificare la legalità dell’arresto di Hannibal e forme di risarcimento per i danni di immagine subiti dalla Libia per le foto di Hannibal durante la sua detenzione. Ma la firma dell’accordo lascerebbe ancora sospesa la sorte dell’imprenditore Goeldi che, pur avendo ricevuto ieri mattina il suo passaporto con il visto di uscita, resta confinato in un albergo di Tripoli. Proprio nelle pieghe di quest’accordo il nostro premier potrebbe svolgere un ruolo convincendo Gheddafi a consegnargli Goeldi forse già nella serata di oggi. In maniera molto poco diplomatica lo stesso Berlusconi, venerdì sera, ai giovani dei Club delle libertà aveva annunciato che Goeldi «potrebbe forse essere consegnato al nostro Paese». Se Berlusconi dovesse riuscire nell’impresa acquisirebbe un importante credito nei confronti del Governo elvetico che nonostante gli sforzi del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, tarda a concedere all’Italia il trattamento dato alla Francia per inserire nel nuovo accordo contro la doppia imposizione gli standard Ocse sugli scambi di informazione tra amministrazioni fiscali per la lotta all’evasione.

La notizia del viaggio lampo di Berlusconi a Tripoli ha suscitato reazioni critiche delle opposizioni, dai radicali al Pd all’Italia dei valori mentre l’Associazione degli italiani residenti in Libia (Airl) con la presidente Giovanna Ortu rileva che mentre Berlusconi si è subito reso disponibile a volare a Tripoli per prendere in consegna il cittadino svizzero i rimpatriati sono sempre più offesi all’atteggiamento del Governo che «non ha ancora firmato il decreto attuativo che consente la liquidazione del modestissimo indennizzo per i beni confiscati previsto dalla legge di ratifica del Trattato italo-libico».

Gerardo Pelosi