Il Corriere della Sera – 27 Marzo 2010

La Libia si è impegnata a riprendere il rilascio di visti ai cittadini dei Paesi dell’Unione europea aderenti alla cosiddetta «area Schengen». A causa di un contenzioso con la Svizzera , seppure con alcune eccezioni questi permessi di ingresso sul territorio della Giamahiria sono stati negati o sospesi dal 14 febbraio scorso. La novità sulla fine blocco è emersa ieri dopo che il regime del Colonnello Muammar Gheddafi, il cui figlio Hannibal venne arrestato per due giorni a Ginevra nel 2008 con l’accusa di aver picchiato due persone di servizio, ha apprezzato un comunicato della presidenza di turno spagnola dell’Ue preparato da José Luis Zapatero anche in seguito a una consultazione al telefono con Silvio Berlusconi.

Il presidente del Consiglio italiano, ieri unico capo di governo occidentale presente al 22° vertice della Lega araba a Sirte, in Libia, aveva premuto affinché l’Unione diffondesse quel comunicato che sancisce una svolta: dal «sistema informativo di Schengen sono stati cancellati» i nomi di 188 libici, Colonnello compreso, inseriti nel novembre 2009 dalla Svizzera tra i visitatori indesiderati. Diceva ieri sera al Corriere, di ritorno da Sirte, l’ambasciatore libico a Roma Abdulhafed Gaddur: «Grazie a Berlusconi. Ce l’ha messa tutta nell’Ue per riconciliare. Con la Svizzera rimane tutto come prima: deve accettare un arbitrato internazionale sulla detenzione di Hannibal Gheddafi e le sue foto agli arresti date alla stampa». In sostanza la nota spagnola, e il suo «rammarico» per «i disagi causati a cittadini libici» dalla lista nera, avrebbe l’effetto di far esonerare dal blocco dei visti di Tripoli i cittadini di circa 20 Stati tranne gli svizzeri. A Sirte, ai margini dell’incontro della Lega araba, Berlusconi ha letto alcuni suoi appunti con proposte di soluzione al premier libico Baghdadi Ali al Mahmudi e al ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. Poi la telefonata con Zapatero.

A proposito di visti, la Libia ha chiesto a Berlusconi un permesso: a pubblicare una sua foto di quando firmava con Gheddafi il trattato di amicizia, nel 2008, nella storia a immagini del Paese che comparirà in filigrana sulle pagine dei nuovi passaporti. Parentesi di conversazioni appartate in una giorno particolare. Tra l’Amministrazione di Barack Obama, contraria a 1.600 nuove abitazioni israeliane a Gerusalemme Est, e il governo d’Israele guidato da Benjamin Netanyahu, Berlusconi ha scelto di difendere la prima. Accolto a braccia aperte dal Colonnello, salutato da inni e balli berberi, davanti alla Lega araba ha definito «controproducenti» le decisioni sugli insediamenti. «Credo nell’impegno del presidente Obama», ha detto Berlusconi dalla tribuna, augurandosi una pace che includa il «Golan alla Siria» (aveva parlato con Basahar el Assad) ed elogiando la moderazione del palestinese Abu Mazen. Il quale, ieri, accusava Israele: «Non ci saranno negoziati indiretti senza la fine dell’occupazione».

Maurizio Caprara