Il Corriere della Sera – 2 Settembre 2009

Non è facile dire di no al Colonnello. Se Muammar Gheddafi vuole piantare la tenda nel bel mezzo di villa Pamphili si vanno a comprare i picchetti. E se vuole libero Abdel Basset Ali Mohmet al-Megrahi, condannato per la strage nei cieli di Lockerbie, Gordon Brown e la regina Elisabetta convincono la Scozia ad aprire le porte della prigione. Sarebbe sciocco leggere tutto questo come un asservimento dell’ Occidente al dittatore: proprio lui paga un prezzo per queste concessioni. È stato costretto a rinunciare al terrorismo, ad avviare una politica di collaborazione e di porte aperte e, con le necessarie cautele, ad accettare la costruzione di una amicizia tra popoli e Stati. Ma sull’ immagine no, sull’ immagine il Colonnello non cede di un millimetro. E allora arriva a Roma accolto con sorrisi e strette di mano con appuntata sul petto la foto dell’ eroe anti-italiano Omar Al-Mukhtar. O, per anni, regala ai leader in visita in Libia i fucili dell’ occupazione italiana. O, ancora, chiede di avere la pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori per festeggiare i quarant’anni della sua rivoluzione. Non ha senso riaprire qui la polemica sull’ opportunità o meno di mandare in Libia un corpo scelto della nostra aeronautica. Ma abituati alle pretese di Gheddafi assai spesso esaudite dagli occidentali per un po’ abbiamo ingiustamente temuto di veder uscire una scia verde dagli scarichi degli aerei, così come i libici chiedevano, in omaggio alla loro bandiera. Così non è stato. Tammaro Massimo, da Savona, classe 1968, asciutto e senza capelli, figlio di un ragioniere della prefettura, tenente colonnello e comandante della pattuglia acrobatica nazionale, ha detto di no. Niente fumata verde. Inutile insistere: o la scia tricolore o ce ne andiamo. Ha avuto il sostegno del ministro della Difesa e del premier, ma per primo, a chiare lettere, quell’atto di coraggio e di orgoglio per le insegne nazionali lo ha fatto lui. E, per una volta, senza rispettare i gradi: un tenente colonnello che dice no al Colonnello.

Gressi Roberto