Il Corriere della Sera – 2 Settembre 2009

Il nostro tricolore è una cosa preziosa. Io amo la mia patria. Credo che la gente abbia apprezzato, sono stati molto amichevoli

«Un volo tranquillo, con un passaggio verticale e uno virato». Le Frecce tricolori hanno appena concluso la loro esibizione nei cieli di Tripoli. E il loro comandante, il tenente colonnello Massimo Tammaro, racconta come si è svolta la missione. «Abbiamo steso il nostro tricolore sulla città. Credo che la gente abbia apprezzato, sono stati tutti molto gentili e amichevoli con noi». L’ aveva detto Tammaro. «O il tricolore o ce ne andiamo». Niente scia verde come voleva Gheddafi. «Il nostro tricolore è una cosa preziosa. Io amo la mia patria». Ma chi è questo pilota che ha detto no al leader libico? «Se dovessi dare una definizione di me stesso, direi che sono uno degli uomini più fortunati del mondo». Fortunato fin da bambino. «Con un padre straordinario, ragioniere alla prefettura di Savona dove sono nato nel 1968. Mio padre usciva dal lavoro e studiava. Mi ha inculcato l’ amore per la cultura». Lo portava a visitare musei e cattedrali in giro per l’ Europa. «Le cattedrali gotiche mi davano i brividi. Fantastiche. Mi è rimasto un amore sconfinato per l’ arte. Ho visitato ben 9 volte il Louvre». E’ anche un buon collezionista di arte moderna. Il suo pezzo forte è un Armand Fernandez, detto Arman. Non ama i «valori effimeri». Dedica il suo tempo libero e i suoi risparmi a «chi non è fortunato come me». Aiuta bambini handicappati, gli hanno dato anche premi per questa sua generosità, ma non ne vuole parlare, dice che queste cose «si fanno non per ottenerne pubblicità, ma solo perché il cuore dice di farle». Di un altro premio invece parla volentieri, è un riconoscimento alla carriera che gli ha consegnato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, «per aver valorizzato l’ eccellenza italiana nel mondo» con la tecnologia e la professionalità della pattuglia acrobatica. «Ne sono felice. Il mio sogno è contribuire sempre più a far capire al resto del mondo quanto sia grande e bello il mio Paese». Con lui le Frecce tricolori sono entrate in ambienti dai quali prima erano fuori. «Massimo è straordinario nelle pubbliche relazioni – racconta il colonnello Paolo Tarantino, il precedente comandante della pattuglia acrobatica -. Frequenta convegni economici, imprenditori, personaggi della cultura. Fa conoscere la pattuglia e impara dagli altri le tecniche di gestione umana». Quando entrò in Accademia aeronautica, nel 1989, diede filo da torcere agli altri allievi perché era un atleta formidabile. Sui 1500 metri non lo batteva nessuno. Era anche un bravo calciatore. L’ amore per il calcio gli è rimasto e quando può una partitella la gioca volentieri. Anzi. Una squadra friulana gli deve la promozione in prima categoria. La pattuglia acrobatica è di base a Rivolto, appunto in Friuli, e quando una squadra locale si trovò in difficoltà, lui accettò di scendere in campo e la portò al successo. Come tifoso, tiene per la Juventus. «Sono nato sul mare. Da bambino uscivo di casa, attraversavo la strada ed ero in spiaggia». E al mare torna. Ha un’ imbarcazione sulla quale può salire solo a ottobre, perché in primavera ed estate è in giro per il mondo a sbalordire gli spettatori con le straordinarie esibizioni delle Frecce tricolori. Dice che l’ aria e il mare richiedono un atteggiamento simile. Sia l’ aereo che la barca comportano pianificazione e umiltà. Non si arrabbia mai. Luca Giurato, però, lo fece infuriare quando a Uno Mattina, invece di chiamarlo Tammaro storpiò il nome in Tamarro. Dieci anni fa arrivò tra gli acrobati dell’ aria, i suoi colleghi della pattuglia, 10 supermen in grado di compiere evoluzioni strabilianti. «Eravamo tutti un po’ tristi – ricorda il colonnello Tarantino -. Uno dei piloti aveva problemi al labirinto di un orecchio. Siccome la pattuglia acrobatica non ha riserve, rischiavamo di doverci esibire in nove invece che in dieci». Dopo una rapida selezione, fu scelto Tammaro come sostituto del pilota ammalato. «Fu una sorpresa – racconta Tarantino -. Non immaginavamo che in pochissimo tempo riuscisse a entrare nei meccanismi della pattuglia. Invece ci riuscì alla grande e portò una ventata di allegria pazzesca». Tammaro ha cominciato da Pony 9, cioè quello che nella formazione si chiama 2° fanalino. Ha scalato nel tempo da 9 a 0. Oggi è appunto Pony 0, il capo.

Nese Marco