Il Corriere della Sera – 31 Agosto 2009

A leggere le dichiarazioni rilasciate dall’ ambasciatore italiano in Libia Francesco Paolo Trupiano sembra un altro schiaffo all’ Italia: «La mostra fotografica sul colonialismo è carente e incompleta. Non andava inaugurata nel giorno dell’ Amicizia italo-libica», sbotta il diplomatico dopo aver visto la ricostruzione iconografica del trentennio 1911-1943. E non si perita per il fatto che poco prima il presidente della commissione esteri Lamberto Dini abbia tagliato il nastro della mostra dichiarando sorridente: «E’ comprensibile che la Libia come altri Paesi oggetto di sofferenze e violenze non voglia dimenticare il suo passato e abbia voluto allestire una mostra così bella ed equilibrata». «C’era chi avrebbe preferito una mostra che illustrasse tutto il secolo dei rapporti Italia-Libia – spiega Dini – ma i libici mi hanno assicurato che ci stanno lavorando e che a oggi era pronta solo questa fase». Tra questi sicuramente l’ ambasciatore e la Farnesina, impegnata ad evitare contorni imbarazzanti e polemiche su questa visita del premier: «L’ Italia ha riconosciuto le sue colpe ma la storia va avanti – spiega Trupiano – avremmo apprezzato che la mostra si concludesse con la foto di Berlusconi e Gheddafi che si stringono la mano in occasione della firma del Trattato di amicizia un anno fa, oppure con l’ immagine del Castello Rosso di Tripoli accanto al Colosseo». Ennesima ambiguità di Gheddafi, che aveva promesso una cosa e ne ha inaugurata un’ altra? Del resto il titolo della mostra non lascia molti dubbi sul tenore della ricostruzione: «L’ occupazione italiana della Libia. Violenza e colonialismo» e all’ ingresso campeggia, su un collage di foto di violenze, mutilazioni, torture e deportazioni, la scritta: «Never Forget». Le foto sono di provenienza italiana e, anzi, all’ allestimento ha collaborato oltre alla Farnesina anche lo storico Costantino Di Sante insieme all’ archivio nazionale di studi storici di Tripoli. «Non farei polemiche, del resto a Gerusalemme a vedere il museo della Shoah vanno anche i tedeschi», chiosa Dini, che spiega come nella mostra siano ben in evidenza anche foto che testimoniano la costruzione di palazzi e i miglioramenti di vita portati dagli italiani. Non è contenta di altre polemiche neppure la sottosegretaria agli Esteri Stefania Craxi: «La mostra è brutta? Pace, non guardiamo alla pagliuzza nell’ occhio… E’ vero che nel colonialismo ci sono state responsabilità dell’ Occidente ma anche la Libia nel dopoguerra ha avuto le sue. Ma oggi quello che è importante è il trattato di amicizia».

Fregonara Gianna