Il Corriere della Sera – 28 Agosto 2009

«Ci vorrebbe una partita di calcio fra Italia e Libia». Secondo il presidente della Commissione esteri del Senato Lamberto Dini, sarebbe il suggello finale alla ritrovata amicizia fra i due Paesi. «Così forse finirebbero anche tante polemiche incomprensibili». Incomprensibile, a suo avviso, è «la strumentalizzazione politica relativa al detenuto libico rilasciato dalla Scozia». Non è sorprendente che a Tripoli abbiano accolto trionfalmente «un uomo che i libici ritengono innocente, anche in Bulgaria festeggiarono il ritorno a casa delle infermiere liberate dalla Libia». Perciò nessun dubbio: Berlusconi deve andare a Tripoli. Lo stesso Dini lo accompagnerà per celebrare il primo anniversario del Trattato di amicizia fra Italia e Libia. Un Trattato di cui proprio Dini, come ministro degli Esteri, creò le condizioni iniziali, nel 1998, quando firmò il primo accordo coi libici col quale l’ Italia riconosceva i torti del colonialismo e si mettevano le basi per una normalizzazione dei rapporti. «Gheddafi è un partner strategico e, come dice Andreotti, le relazioni fra due Paesi non si giudicano da un singolo episodio ma sul lungo periodo». C’ è chi teme che Gheddafi possa approfittare della visita di Berlusconi per riproporre con una mostra fotografica episodi poco gradevoli del colonialismo. «Mi auguro di no – dice Dini -. Tuttavia bisogna capire il personaggio Gheddafi. E’ una figura molto carismatica, ma anche molto complessa. La questione del colonialismo ha lasciato in lui segni indelebili. Perciò è stato molto difficile superare la sua diffidenza e solo con le nostre visite, la costruzione dell’ autostrada costiera, e tutte le azioni che il governo compie possiamo convincerlo della sincera amicizia italiana». Anche l’ esibizione delle Frecce tricolori nei cieli di Tripoli «va intesa come un altro gesto di riconciliazione fra i due Paesi». Certo rimane il dolore degli italiani che furono espulsi dalla Libia quando Gheddafi prese il potere. «Ma è un fatto di 40 anni fa e penso che sia bene metterci una pietra sopra. Anche altri popoli, alla fine di storie coloniali, hanno subito rappresaglie». I risultati dei nuovi rapporti con la Libia sono apprezzabili, secondo Dini. «Il blocco delle imbarcazioni dei clandestini funziona. Può succedere a volte che i controlli vengano allentati, ma questo fa parte della personalità complessa del leader libico». In generale, però, le buone relazioni con Tripoli sono fruttuose. «Non solo per le forniture di petrolio. Ma per tutta l’ economia italiana. Non dimentichiamo che l’ Italia è il Paese che esporta più merci verso la Libia. Buona anche la collaborazione culturale, con scambi di visite di studenti».

Marco Nese