Libero – 28 Agosto 2009

Il 21 luglio 1970 Gheddafi espelle dalla tibia 20.000 italiani. Nel 1972 l’Eni dà vita a una società mista col governo libico. Nel 1976 Gheddafi compra il 10% delle azioni della Fiat. Nel 1978 si è ricostituita in Libia una comunità di 16.000 italiani, e va a Tripoli in visita ufficiale il presidente del Consiglio Andreotti. Nel 1986 fa lanciare due missili Scud-B su Lampedusa. Nel 2004 Berlusconi è il primo statista straniero a venire in visita a Tripoli dopo la fine dell’ embargo internazionale per l’attentato di Lockerbie. Tra quell’incontro e una successiva intervista alla Rai Gheddafi dice che gli italiani espulsi nel 1970 possono tornare a loro volta in visita; che se vogliono si farà fotografare assieme a loro; che ai sensi delle leggi sul periodo coloniale si considera anche lui cittadino italiano e che potrebbe candidarsi alle elezioni; che la “giornata della vendetta” istituita in ricordo della battaglia di Sciara Sciat del 24 ottobre 1911 è abolita. Nel 2006, una folla di scalmanati dà l’assalto al consolato italiano di Bengasi dopo che il ministro Calderoli si è esibito con una maglietta su cui compariva una delle contestate vignette danesi, «decisi a uccidere il console e la sua famiglia», e Gheddafi sente il bisogno di spiegare che i manifestanti «non protestavano contro la Danimarca, perché non hanno idea di cosa sia la Danimarca: è l’Italia che odiano»: «I libici approfittano di ogni opportunità Per sfogare la loro rabbia contro l’Italia fin dal 1911, data dell’occupazione italiana». Infine, gli ultimi accordi, la tenda a Villa Doria Pamphili, e addirittura la richiesta delle Frecce Tricolori per festeggiare l’ anniversario della Rivoluzione.

Di che far girare la testa, ma d’altronde le giravol­te sono la specialità di Gheddafi. L’accordo di integrazione con l’Egitto del 1972 è seguito nel 1977 da una guerra di confine, e lo stesso accade per l’altro accordo del 1974 con la Tunisia: cosa impossibile col Marocco dopo la federazione del 1984 per mancanza di frontiere comuni; ma Gheddafi iuta comunque la guerriglia del Fronte Polisario contro Rabat.

Con la Francia perde la Guerra delle Toyota in Ciad nel 1980-87: così chiamata per il modo in cui le rapide camionette dei ciadiani, armati dai francesi, fecero a pezzi i pesanti carri armati libici Si vendica con l’attentato al volo Uta 772 de 1989; accetta poi di pagare un indennizzo. Finisce che firma con Sarkozy un accordo di cooperazione nel nucleare civile e ne ottiene pure armi, dopo che gli ha permesso di fare una bella figura da mediatore per la liberazione delle infermiere bulgare costrette con la tortura a confessare di aver provocato nel 1998 un’ epidemia di Aids nell’ ospedale di Bengasi in cui lavoravano, infettando oltre quattrocento bambini.

E non parliamo degli Usa! Nel 1970 chiude le loro basi in Libia Nel 1971 coopera con loro in appoggio al Pakistan in guerra con l’India, appoggiata invece dall’Urss. Nel 1972 appoggiar espulsione dei consi­glieri sovietici decisa dal presidente egiziano Sadat. Nel 1976 va in visita a Mosca, iniziando a riceverne armi. Nel 1981 si ha il primo scontro armato tra Usa e Libia sul Golfo della Sirte, cui seguiranno quello più vasto del 1986 e quell’altro del 1989, mentre la tibia risponde con l’offensiva terrorista di cui sono vertici l’attentato alla discoteca La Belle di Berlino e quello di Lockerbie. Ma nel 2001 approva la guerra Usa ai Taleban, e nel 2004 si vanta di aver fatto vin­cere le elezioni a George W. Bush.

«Tendeteci la mano; apriteci i vostri cuori; dimenticate le avversità e fate fronte, saldati in un unico blocco, al nemico della nazione araba, al nemico dell’Islam, al nemico dell’umanità; quel nemico che ha bruciato i nostri santuari e irriso il nostro onore», è il tenore di uno dei suoi appella via radio all’unità del mondo islamico, quando arriva al potere. Adesso dice che la causa araba è una causa persa, che gli integralisti islamici vanno «schiacciati come scorpioni» e la Turchia in Europa sarebbe «il cavallo di Troia di Bin Laden».

Maurizio Stefanini