Il Corriere della Sera – 27 Luglio 2009

La restituzione delle opere d’ arte Chiamato direttamente in causa da Paolo Conti («Da Axum ai fregi del Partenone. Quando è giusto restituire», Corriere del 20 giugno) su una questione essenziale come la restituzione delle opere d’ arte, in una singolare confusione tra ciò che è proprio dello Stato e ciò che è arbitrio della criminalità, mi vedo messo all’ angolo con una richiamo alla «serietà» per avere, da sottosegretario ai Beni Culturali e, pervicacemente, da osservatore critico, sostenuto i principi elementari della tutela e della natura stessa delle istituzioni museali. Se dovessimo accettare il principio della restituzione ai luoghi d’ origine, in ordine alla confusione tra dominio coloniale e occupazione, e se si sostiene la legittimità della richiesta della restituzione alla Grecia dei marmi del Partenone (annosa battaglia iniziata dalla intrepida ministra della Cultura Melina Mercouri), dovremmo smantellare importanti musei: tutto il Louvre, tutti i musei di Berlino, quello di Pergamo,

l’ Antikensammlung di Monaco, il British Museum di Londra ma anche la National Gallery e la stessa Pinacoteca di Brera, esemplare rappresentazione di tutte le scuole di arte pittorica italiana, frutto delle rapine «regionali» di Napoleone. La storia ha visto il patrimonio dei vinti traslato nei musei dei vincitori: ma è la storia, appunto, ed è anche la storia dei musei. E mi pare bene che i rigorosissimi inglesi non seguano il nostro scellerato esempio. L’ obelisco di Axum è stato il segnale negativo di uno Stato debole che si vergogna della sua Storia arrivando alla farsa della visita di Gheddafi che ha ottenuto i risarcimenti dall’ Italia ma non ha ancora restituito i beni sequestrati ai profughi italiani e si è dimenticato di manifestare riconoscenza per il dono da parte degli archeologici italiani dei siti di Leptis Magna, di Sabratha, di Apollonia, di Cyrene. Senza gli italiani, quei luoghi dell’ Umanità riposerebbero ancora sotto la sabbia.

Vittorio Sgarbi