Il Corriere della Sera – 22 Luglio 2009

Con Tripoli ci sono problemi seri, come dimostra una lettera ricevuta dal presidente della Camera libico che respinge la richiesta di Gianfranco Fini di una visita di una commissione mista di parlamentari italiani e locali ai centri di raccolta di clandestini in Libia perché, è la giustificazione al rifiuto «lì non ci sono rifugiati politici, noi tuteliamo i diritti umani e comunque si tratta di una questione interna». Con Napolitano invece i rapporti vanno a gonfie vele: non è un «asse», piuttosto sono «assonanze e convergenze» ma, lo conferma lo stesso Fini parlando durante la tradizionale cerimonia di consegna del Ventaglio da parte dell’ Associazione stampa parlamentare, la sintonia tra Quirinale e presidenza della Camera c’ è eccome. Soprattutto sull’ invito a riforme condivise, in particolare quella sulle intercettazioni, che secondo Fini sarebbe un bene che maggioranza e opposizione votassero assieme. E però, secondo l’ ex leader di An, perché davvero si arrivi a un’ intesa, c’ è bisogno che «tutti» facciano un passo nella direzione della controparte: un invito che in questo caso sembra rivolto più all’ opposizione che alla maggioranza, che comunque sul testo un’ intesa di massima al suo interno l’ ha raggiunta. Viceversa, su un altro tema delicato come il testamento biologico, Fini pensa alla sua parte politica quando auspica «meno dogmatismo» e disponibilità nel cambiare un testo, quello votato al Senato, sul quale anche l’ ordine dei medici «ha espresso preoccupazione, cosa che non è piaciuta ad alcuni miei autorevoli colleghi ma che invece a me ha dato soddisfazione». Si parla anche dell’ abuso di voti di fiducia da parte del governo, ma il presidente della Camera frena: è vero, spiega, che un abuso della fiducia implica «un problema politico», ma è anche vero che se il governo la porrà sul decreto anticrisi già votato dalle commissioni «non si può parlare di mortificazione del Parlamento». Diverso sarebbe invece «se la fiducia fosse posta su un maxi-emendamento che contenesse parti ulteriori, non trattate o conosciute durante l’ esame in commissione». Infine, si torna al caso Libia: Fini rivela che una sua lettera in cui proponeva una commissione mista di controllo nei Cpt libici è stata appunto rifiutata dal suo omologo di Tripoli. E il suo giudizio è molto duro: «Dire che si tratta di una risposta inadeguata, deludente e politicamente miope è dire poco, di fronte a un dato di fatto». Paola Di Caro Le assonanze Capo dello Stato Sulle intercettazioni «tutti i soggetti» dimostrino «spirito di apertura e senso della misura»: sì a soluzioni «il più possibile condivise» Presidente della Camera «In questa legislatura possano prevalere momenti di accordo, soprattutto per riforme che riguardano tutti i cittadini»

Paola Di Caro