Il Sole 24Ore – 14 Giugno 2009

Saluto il Leader Gheddafi, anche nella sua veste di presidente dell’Unione africana. La presidenza libica dell’Unione africana può contare sull’Italia per il rafforzamento dell’impegno della Ue per l’Africa, soprattutto con riferimento alle crisi umanitarie che travagliano il Darfur e la Somalia. (…)

Italia e Libia sono unite da profondi vincoli storici e geografici. La collocazione al centro del Mediterraneo ha favorito sin dall’età romana i contatti reciproci, come dimostrano le meravigliose testimonianze archeologiche di Leptis Magna, patrimonio dell’umanità, secondo l’Unesco.

Nel più recente passato, la dominazione coloniale ha segnato una pagina dolorosa. Con la ratifica del Trattato di amicizia siglato lo scorso 30 agosto a Bengasi, la responsabilità italiana del passato coloniale è stata affermata inequivocabilmente. La camera dei deputati, con una larga maggioranza, ha ratificato il Trattato e ha ribadito la volontà di chiudere definitivamente il doloroso “capitolo del passato” e di aprire contemporaneamente il capitolo del futuro, quello dell’amicizia.

Il Trattato di Bengasi è stato il punto di arrivo di un lungo negoziato portato avanti da parte italiana con eguale impegno dai governi dell’ultimo decennio, indipendentemente dall’orientamento politico. Comune, infatti, alle forze politiche italiane è stata ed è la convinzione che un partenariato privilegiato con la Libia sia necessaria per la stabilita e lo sviluppo della regione mediterranea.

Il negoziato bilaterale è stato accompagnato dal nuovo corso della politica estera libica, caratterizzato dalla rinuncia pubblica alle anni di distruzione di massa e dalla condanna del terrorismo internazionale, che non è mai alimentato dalle democrazie. Le democrazie, a parte da quella americana, possono sbagliare, ma certo non possono essere paragonate ai terroristi.

Confido vivamente che l’entrata in vigore del Trattato sia di auspicio per una rapida conclusione dell’accordo-quadro con l’Unione europea (…). Confido, altresì, che la Libia possa riconsiderare la sua posizione nei confronti del “processo di Barcellona” che da un anno si è sviluppato nell’Unione per il Mediterraneo, ma che stenta a decollare.

Ciò è dovuto anche alla scelta compiuta dai Paesi arabi in segno di protesta per l’aggravamen­to della crisi israelo-palestinese. Voglio sottolineare al leader Gheddafi che proprio lo sviluppo dell’Unione per il Mediterraneo – di cui Israele e l’Autorità Palestinese fanno parte a pari titolo – può favorire la conquista della pace in Medio Oriente e che l’adesione della Libia rafforzerebbe una simile possibilità.

Mi preme a questa proposito ricordare che il Parlamento italiano rappresenta i Parlamenti nazionali degli Stati europei nella Presidenza dell’Assemblea parlamentare euromediterranea e che, in tale qualità, ne ospiterà i lavori dal marzo 2010 a quello del 2011.

Sarebbe particolarmente significativo se, in quella circostanza, una delegazione parlamenta­re libica sedesse sui banchi dell’Aula di questa Palazzo. Sarebbe, infatti, un riconoscimento del ruolo guida avuto dalla Camera dei deputati e dal Congresso generale del popolo (…).

In questo senso, formulo l’auspicio che le due Assemblee parlamentari possano al più presto dotarsi di un quadro istituzionale di collaborazione che sia all’altezza del livello del dialogo politico intergovernativo. Sarebbe così possibile definire un programma di scambi periodici di visite, di regolari riunioni di commissioni miste, per favorire la mutua conoscenza e comprensione, per discutere i problemi comuni ed individuare le soluzioni migliori.

L’emergenza dell’immigrazione clandestina, ad esempio, è stata oggetto di un’azione con­cordata tra i rispettivi esecutivi, meriterebbe di essere maggiormente affrontata anche sul piano interparlamentare.

A tal riguardo, proporrò al mio collega libico, Embarak El Shamakh, Segretario generale del Congresso del Popolo, la creazione di un gruppo congiunto di monitoraggio parlamentare. Auspico che una delegazione di deputati italiani possa recarsi presto in visita ai campi libici di raccolta degli immigrati per verificare il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo sanciti dalle Nazioni Unite e dal Trattato di Bengasi, con particolare riguardo ai richiedenti asilo e ai perseguitati politici.

Le relazioni italo-libiche offrono amplissimi margini di approfondimento, che il Trattato di Bengasi incentiva L’Italia è già il primo partner commerciale della Libia, ma questa posizione è destinata a rinsaldarsi grazie ai reciproci investimenti diretti, che favoriranno soprattutto la rete infrastrutturale. L’Istituto italiano di cultura a Tripoli e l’Accademia libica in Italia potranno diventare centri di promozione degli scambi di studio e di ricerca.

In tale contesto, auspico che gli italiani cattolici ed ebrei che hanno lasciato la Libia costituiscano una preziosa risorsa per il futuro delle relazioni bilaterali. Di generazione in generazione essi hanno conservato un sincero attaccamento per la Libia. Hanno contribuito con il loro lavoro alla prosperità del Paese e hanno sofferto pagando responsabilità non loro. E quindi motivo di apprezzamento e di speranza il fatto che nel programma della visita a Roma del Leader Gheddafi sia previsto un incontro con loro.

Italia e Libia hanno interessi comuni nel mondo globale. La lotta al terrorismo fondamentalista,la sicurezza del bacino mediterraneo, la pacificazione del Medio Oriente, lo sviluppo dell’Africa, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa sono tutti obiettivi che ci uniscono, il cui raggiungimento potrà senz’altro essere accelerato se intensificheremo la nostra cooperazione.

La scelta coraggiosa della via del dialogo – che il Leader Gheddafi ha impreso al suo Paese – ha fornito un’ulteriore smentita dell’ineluttabilità dello scontro tra le civiltà ed ha aperto alla Libia la possibilità di svolgere un’azione internazionale particolarmente decisiva.

Gianfranco Fini