Il Giornale dell’Umbria – 12 Giugno 2009

A vedere domani mattina a Roma il leader libico, da alcuni giorni in visita nella Capitale, sarà Raffaele Iannotti, uno dei tanti esuli italiani di Libia.

Iannotti – 60 anni, ternano e da sempre impegnato in politica”­ da decenni sta portando avanti, assiemeall’Associazione italiani rimpatriati dalla Libia (Airl), la battaglia contro lo Stato italiano per ottenere i ‘risarcimenti a seguito della confisca dei beni attuata dallo stesso colonnello Muammar Gheddafi a seguito del colpo di stato del 1 settembre 1969. Gheddafi prese in mano le sorti del Paese spodestando il re Idris Sanussi I, salito al trono con la caduta del fascismo.

Con l’ascesa del colonnello, ventimila italiani, nel 1970, furono costretti a dire addio alla costa africane fare ritorno nel Belpaese. Lasciando in Libia amori, amici, ricordi e soprattutto proprietà terriere e immobiliari per un valore di circa 400 miliardi di vecchie lire.

“Se domani mattina avrò l’ occasione di incontrare Gheddafi a villa Pamphili (dove è stata allestita la lussuosa tenda beduina, ndr) – spiega lannotti – lo saluterò come si conviene a un rappresentante di un Paese straniero. Lo ripeto, senza alcun rancore, per quanto accadde nel 1969. Anzi, gli dirò: sono amico del popolo libico e se lei è il popolo libico, allora è anche amico mio”. Quindi nessun accenno alla faccenda delle proprietà confiscate. “Il contenzioso è aperto con lo Stato italiano non con la Libia -puntualizza lo stesso Iannotti -. Quando gli italiani andarono in Libia erano stati garantiti in tutto e per tutto dall’Italia, quindi i risarcimenti che dobbiamo ancora ottenere, almeno 400 milioni di euro, devono essere elargiti dal nostro Stato. Un piccolo passo in avanti – aggiunge ­è stato fatto lo scorso febbraio in occasione del nuovo trattato di amicizia tra l’Italia e la Libia. Un trattato da 5 miliardi di dollari in cui sono previsti anche 150 milioni di euro per noi esiliati, ma è una cifra completamente insufficiente per chiudere la storia”. Insomma, la battaglia per ottenere i “giusti” risarcimenti è destinata a durare ancora per anni. Intanto, però, una piccola soddisfazione gli esuli italiani l ‘hanno già avuta: sono potuti ritornare in Libia.

“Sono andato già diverse volte – racconta Iannotti -, malgrado le diversità che ci sono tra noi occidentali e la gente di un paese arabo, io resto sempre molto legato a quei luoghi, anche perché io sono nato in Libia. Ogni volta che vado in quella terra è un’ emozione forte, lì sono ancorati i miei ricordi di fanciullo e di ragazzo, quando fummo cacciati avevo 21 anni”. Nelle parole di Iannotti anche se non c’è rancore, si avverte comunque un pizzico di amarezza.

Adesso il grande incontro. “Spero proprio che ci sia la possibilità – dice il sessantenne ternano -. Non è ancora arrivata la comunicazione ufficiale. Sappiamo che l’ambasciata ha fissato il faccia a faccia con Gheddafi per domani mattina, poche ore prima del suo ritorno in Libia. Comunque sappiamo già che al colonnello non potremmo presentarci come esponenti dell’ Airl, ma come semplici italiani che 39 anni fa vennero rimpatriati dalla Libia. Ma questo non è un problema.” E nemmeno un grande segnale di distensione. Ma questa è un’ altra storia.

G.Bas.