Il Tempo – 4 Marzo 2009

Per parecchie generazioni di italiani la Libia è stata legata alla politica mediterranea, alla quale con una notevole miopia, si era voluta da alcuni dare una impronta di colonialismo (comunque riduttiva).

La presenza di Berlusconi ha dato un particolare vigore alla celebrazione africana del 2009, alla quale ho avuto il privilegio di partecipare insieme con Lamberto Dini. L’aspirazione di Gheddafi a poter parlare a nome di tutto il continente africano è sproporzionata. Ma i temi che sono stati rilanciati nell’occasione devono costituire linee di riflessioni e di ricordi che caratterizzano il quadro globale di una visione mediterranea.

Ho notato altre volte che, nella giusta preoccupazione di evitare ogni traccia di… nostalgia, ci si astiene da riflessioni di sintesi che devono invece impostare la politica del futuro. Dovremmo prendere esempio dalla Francia e dall’Inghilterra che vivono nella realtà quotidiana queste “aperture” sia europee sia più vaste. E questa potrebbe essere la traccia per un approfondimento adeguato che non dovrebbe ritardare.

Occorre liberarsi da un impacciante timore di apparire appunto, nostalgici. È stupido ritenere che si sia sempre all’anno zero; ma è non meno meschina questa paura di riconoscere quel che di buono in ogni momento è stato vissuto. La forma con cui si rievocava la storia (ricordate i “colli fatali di Roma”?) era certo vanagloriosa e squallida; ma bisogna guardarsi da un oblìo globale di tutto il passato.

Giulio Andreotti