Libia e coronavirus sono gli argomenti di cui il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ha parlato mercoledì sera in una lunga intervista all’emittente televisiva araba Al Jazeera.

Preoccupati per la Libia, troppe interferenze straniere

Di Maio si è detto preoccupato per ciò che sta avvenendo in Libia, non solo oggi ma già dopo la caduta di Gheddafi, quando le comunità libiche hanno cercato nel conflitto la soluzione all’instabilità. Essa si è trasformata poi in una vera e propria guerra per procura, per cui insistono oggi nel paese nordafricano molte interferenze straniere.

L’Italia ha deciso perciò di portare avanti il processo di Berlino insieme alla comunità internazionale, un processo il più inclusivo possibile che possa condurre all’obiettivo dichiarato di un cessate il fuoco tra Serraj e Haftar. Ma per arrivarci, tutti i paesi a vario titolo coinvolti devono fermare qualsiasi ingerenza in Libia.

Riattivare esportazione di petrolio dalla Libia

“Secondo me è fondamentale riattivare anche le esportazioni di petrolio dalla Libia” ha dichiarato Di Maio ad Al Jazeera, “perché quel blocco sta impoverendo ulteriormente il popolo libico e sta destabilizzando ancor di più la situazione. È ormai oltre un mese che le importazioni di petrolio sono bloccate e questo incide fortemente sulle famiglie libiche, dall’una e dall’altra parte, peggiorando una situazione già incancrenita.”

Serraj e Haftar, stop alla violenza

“L’Italia ha più volte condannato qualsiasi atto di violenza in Libia” ha proseguito il ministro. “D’altronde abbiamo sempre riconosciuto il governo di Serraj che è il governo legittimato dalle Nazioni Unite ma dialoghiamo con tutte le parti libiche, in particolare con la Cirenaica, per riuscire a trovare un accordo per il cessate il fuoco. Non è con la guerra che si può risolvere una situazione di instabilità come quella libica, generata dalla guerra stessa e dai bombardamenti sui civili. Condanniamo qualsiasi azione che preveda l’uso della forza, dall’una e dall’altra parte”

Missione navale e aerea per fermare l’embargo in Libia

“A Berlino non era importante la firma di Serraj e Haftar quanto che tutti gli attori intorno al tavolo firmassero un documento con l’obiettivo di arrivare ad un cessate il fuoco. L’UE in questo momento è impegnata nella creazione di una missione navale e aerea per far rispettare l’embargo sulle armi in Libia perché fermando l’ingresso delle armi potremo sicuramente ridurre l’escalation militare. Il nostro obiettivo non è quello di favorire una parte o l’altra ma ciò che vogliamo è aiutare la comunità libica.”

Una Libia sovrana, indipendente e forte

“Come Ministero degli Esteri italiano stiamo portando avanti un progetto importante per aiutare tutte le municipalità libiche nell’affrontare l’emergenza umanitaria. Avevamo chiesto anche una tregua ai combattenti in questo momento molto delicato per via dell’emergenza coronavirus. L’instabilità danneggia anche l’Italia perciò il nostro obiettivo è avere una Libia sovrana, indipendente e una Libia forte dal punto di vista economico e sociale. Nessun paese da solo può risolvere la crisi libica, c’è bisogno di uno sforzo internazionale e di un dialogo ad oltranza: la Libia dimostra come le azioni armate non riescano a risolvere il problema.”

Per Di Maio è inutile parlare di responsabilità per l’attuale situazione in Libia perché è proprio cercando sempre un colpevole che si è favorita l’escalation militare. Dichiarazioni a favore di una parte o contro l’altra non faranno altro che far aumentare la virulenza del conflitto. Quello che si deve fare è chiedere a tutti i paesi di cessare le interferenze in Libia. In questo modo le parti si sentiranno meno forti e meno inclini ad un’azione armata e avranno tutto l’interesse a trovare un accordo dal punto di vista del dialogo e della diplomazia.

Senza diplomazia non si vince in Libia

“La vera vittima di tutto questo è il popolo libico” continua il Ministro “Già prima del coronavirus i libici stavano vivendo un’emergenza umanitaria senza precedenti”. Secondo Di Maio non ha senso entrare a Tripoli pensando di conquistarla e vincere così la guerra: “Se qualcuno pensa di poter vincere entrando a Tripoli, creerà semplicemente ulteriore instabilità. Non si vince nessuna guerra, l’abbiamo sempre detto ad Haftar, così come abbiamo  sempre ribadito che è il momento della discussione diplomatica, dello sforzo diplomatico e non delle armi”

Libia, Italia e Francia unite sotto l’UE

“Nell’UE in passato ci sono state delle differenze di visione sulla Libia” ha spiegato il ministro degli Esteri, “non necessariamente fra Italia e Francia ma, in generale, tra i diversi paesi dell’UE. Di conseguenza, quando c’è stata l’escalation militare, tutti i paesi dell’Unione hanno perso terreno in Libia e, al contempo, la capacità di poter influire diplomaticamente sulle parti.

Abbiamo capito che serviva unità, serviva lavorare insieme ed è nato il processo di Berlino. Soprattutto negli ultimi passaggi, c’è stata una posizione univoca a livello europeo, perché abbiamo compreso tutti che i tempi della diplomazia non sono quelli delle azioni militari: ma anche da questo punto di vista nessun paese dell’UE può e vuole parteciparvi quindi è fondamentale la soluzione diplomatica”

Libia divisa è inaccettabile

La divisione della Libia non può essere accettata dalla comunità internazionale” ha risposto ancora Di Maio al giornalista di Al Jazeera. “Noi dobbiamo lavorare ad una Libia unita, non a una soluzione che crei più Stati. Questo non è l’obiettivo del processo di Berlino, né dell’Italia: non ci rassegniamo all’idea di chi dice che la Libia debba essere divisa in più parti né di chi già la considera come somma di più Stati. Lavoriamo ad una Libia unita e abbiamo una sola soluzione, quella del dialogo diplomatico”.

Grazie a Ghassam Salamè, inviato Onu in Libia

Il processo di pace in Libia è tuttora rallentato dal ritardo nella sostituzione dell’inviato Onu Ghassam Salamè. Come riferisce La Stampa, gli Stati Uniti hanno rigettato la nomina di Ramtane Lamamra, ex ministro degli Esteri dell’Algeria, considerato troppo vicino a Serraj. Una soluzione allo stallo l’ha offerta l’Italia che si è detta pronta a sostenere la posizione americana nel voler separare il livello politico, affidato appunto all’inviato speciale, da quello operativo, assegnato all’Unsmil. La Russia preme inoltre perché il rappresentante Onu in Libia provenga da un Paese africano.

Nell’intervista ad Al Jazeera, riportata anche sul suo profilo facebook, Di Maio ha ringraziato Ghassam Salamé per il lavoro svolto fino alle sue dimissioni per questioni di salute. “Con lui” ha spiegato, “abbiamo lavorato alla costituzione del Comitato Militare Congiunto, portando le parti a scrivere una bozza di cessate il fuoco che prevedesse anche l’arretramento delle truppe.” La crisi pandemica internazionale non ha aiutato lo sforzo diplomatico ma, secondo il ministro, il CMC ha rappresentato un luogo nel quale le parti si legittimavano a livello militare, discutevano e lavoravano a una bozza di accordo per far tacere le armi.

Il popolo libico protagonista della rinascita

“Il popolo libico deve essere il protagonista del ritorno alla stabilità della Libia”. Per Di Maio è fondamentale che i paesi europei facciano uno sforzo per creare tavoli diplomatici dove le parti possano incontrarsi e alleviare così le sofferenze dei libici: “Per noi europei, a volte, non è comprensibile fino in fondo la situazione del popolo libico poiché non viviamo lì e non soffriamo quello che soffrono gli abitanti di quel Paese.”

Se la Libia è in queste condizioni drammatiche è anche a causa delle ingerenze esterne che ci sono state durante la caduta del regime di Gheddafi, ingerenze che Di Maio dichiara apertamente di non condividere: l’instabilità della Libia è, secondo il ministro, figlia dell’azione armata scellerata di quegli anni.

 

Daniele Lombardi, classe 1973, molisano a Roma, è giornalista, scrittore e grafico. Dal 2011 è direttore responsabile della rivista “Italiani di Libia” organo di stampa ufficiale dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia. Ha scritto il noir “La confraternita del lupo”. Ha collaborato con ANSA, Notizie Verdi, Quotidiano della Sera e altre testate locali. Ha fondato Scriptalab, agenzia di comunicazione divulgativa e editing aziendale. Laureato in Sociologia Politica, ha un master in critica giornalistica conseguito l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.