La Stampa – 13 Luglio 2014

Violenti combattimenti con le brigate di Zintan che da quando è caduto 
il regime di Gheddafi controllano l’area. Lo scalo chiuso per tre giorni.

Caos Libia. Violenti combattimenti sono esplosi questa mattina per il controllo dell’aeroporto di Tripoli tra milizie islamiste e i loro rivali di Zintan che comandano sullo scalo, con un bilancio di almeno sei morti e 25 feriti. 

Il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha chiesto un’iniziativa immediata delle Nazioni Unite, mentre il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti ha lanciato l’allerta per la grave instabilità crescente che sta vivendo il Paese «disgregato e in preda all’anarchia». 

Intanto continua ad esserci il massimo riserbo sulla vicenda del tecnico Marco Vallisa, dipendente della Piacentini Costruzioni sparito il 5 luglio nell’ovest del Paese. Apprensione anche per Gianluca Salviato di cui si sono perse le tracce in Cirenaica il 22 marzo scorso. L’uomo soffre di diabete e ha bisogno dell’insulina. 

L’attacco allo scalo di Tripoli si è verificato nelle prime ore della mattinata quando diversi missili sono stati fatti esplodere nel perimetro dell’aeroporto, poi seguiti da pesanti scontri tra gruppi armati. Le autorità hanno immediatamente deciso la chiusura per tre giorni dell’hub e la sospensione dei voli. Qualche ora dopo – stando ai media locali – è arrivata la rivendicazione degli assalti da parte della Cellula operativa dei rivoluzionari della Libia, composta da varie milizie islamiche. Sulla sua pagina Facebook il gruppo ha reso noto che «le forze dei rivoluzionari hanno raggiunto il perimetro dell’aeroporto e si sono scontrate con gruppi armati che si trovavano sul posto», vale a dire le brigate anti-islamiste di Zintan, che dalla caduta di Muammar Gheddafi nel 2011 controllano lo scalo e alcuni siti militari sulla strada tra l’aeroporto e la città. 

«L’Italia è determinata a giocare un ruolo di primo piano per assistere la Libia nella sua difficile transizione verso istituzioni inclusive e democratiche», ha affermato Mogherini. «Tuttavia, affinché il sostegno dell’Italia e della comunità internazionale abbiano successo, è necessario che le parti accettino le regole del confronto democratico, ed escano una volta per tutte dalla logica delle armi e della violenza, che favoriscono solo il caos e penalizzano il popolo libico. Il futuro della Libia potrà essere deciso solo dai libici con un dialogo politico che coinvolga tutti», ha proseguito il ministro.