Così lo storico cimitero di Hammangi, a un tiro di schioppo dal quartier generale di Gheddafi a Bab al Azizya oggi ridotto in macerie, assurge a simbolo della decadenza italiana nel Paese. «Sono appena stato sul posto. Tutto era serrato. Faceva paura entrare tra gli ossari. Non ho visto alcun guardiano, neppure l’ombra di un poliziotto o miliziano», spiegava in serata il collaboratore locale del Corriere. E’ questa almeno la terza volta che il luogo viene profanato. La prima fu ai primi del giugno 2011, quando la guerra infuriava. Poi, il 21 gennaio 2014, il vandalismo più grave: fu ucciso un guardiano egiziano, distrutti documenti, date alle fiamme due costruzioni e infrante una decina di lapidi.