I rapporti diplomatici tra l’Italia e la Libia sembrano in crisi. La settimana scorsa il governo ufficiale di Tobruk ci ha accusato di aver invaso le sue acque territoriali con tre navi da guerra, dicendo di aver mobilitato l’aviazione per rimandarle allargo. La Farnesina ha smentito ma poco dopo sono circolate le terribili foto della devastazione del cimitero italiano a Tripoli. Lecito quindi chiedersi cosa stia succedendo.

È UN PAESE NEL CAOS

«Al centro delle tensioni è l’operato dell’Onu, che punta a far nascere un governo di unità nazionale in un Paese spaccato in due dalla guerra civile. Il piano proposto dalle Nazioni Unite si sta votando proprio in questi giorni, ma in Libia sono in tanti, tra milizie e tribù locali, a non volere l’accordo. Per farlo saltare si accusano di “interferenza” gli Stati stranieri, tra cui l’Italia, che si stanno spendendo per una soluzione» spiega Arturo Varvelli, ricercatore dell’ Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano. «In Libia oggi convivono due governi: quello riconosciuto a livello internazionale si è trasferito a Tobruk, mentre a Tripoli c’è un parlamento filo-islamista, non ufficiale. Ma a comandare davvero sono gruppi di militari tra cui c’è anche l’Is. Che boicottano l’intesa: se lo Stato venisse ricostruito, i miliziani perderebbero il controllo del territorio».

HA MOLTI INTERESSI IN COMUNE CON L’ITALIA

«Al nostro Paese serve una Libia stabile: è un vicino di casa con cui abbiamo tante questioni in ballo, dall’importazione di gas ed energia a fenomeni come l’immigrazione. Per questo siamo tra i più impegnati per la riunificazione e lo dimostra anche il fatto che a Tripoli l’ultima ambasciata a chiudere, prima che la Libia sprofondasse nel caos, è stata quella italiana» dice Varvelli.

DEVE RISOLVERE I CONFLITTI INTERNI

Le foto delle tombe profanate diffuse dall’ Airl, l’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia, hanno suscitato sdegno e paura «È un gesto simbolico che può spaventare. Ma non indica un’ escalation degli attacchi contro di noi. Purtroppo non è la prima volta che il cimitero italiano viene devastato, è successo anche ai tempi di Gheddafi» nota il ricercatore. «Per ora non ci sono segnali di possibili attentati terroristici all’estero: al momento la Libia resta invischiata nelle sue Ione intestine».