Trovato l’accordo alla conferenza di Roma. Il segretario di Stato: «Il vuoto di potere è stato riempito dagli estremisti». E avverte: «Chi vuol far fallire l’intesa pagherà un caro prezzo»
Governo di unità nazionale il 16 dicembre, insediamento a Tripoli entro 40 giorni, appello per il cessate il fuoco immediato e apertura di corridoi umanitari. La Conferenza di Roma sulla Libia segna un «punto di svolta» suggellando l’intesa tra Tripoli e Tobruk per la firma all’accordo sul nuovo governo, prevista mercoledì in Marocco. Sarà la comunità internazionale a garantire la sicurezza dell’insediamento dell’esecutivo nella capitale libica. E in questo percorso di stabilizzazione l’Italia giocherà un «ruolo fondamentale» nel quadro Onu.
«L’accordo di Roma sulla Libia è speranza e un successo diplomatico per l’Italia. Ottimo lavoro, Gentiloni», ha twittato il premier Matteo Renzi al termine della lunga giornata dedicata alla Libia. Mentre il titolare della Farnesina ha parlato di «un passo di svolta per la stabilizzazione del Paese», in conferenza stampa al termine dei lavori, a cui hanno partecipato 17 Paesi (Algeria, Cina, Egitto, Francia, Germania, Italia, Giordania, Marocco, Russia, Qatar, Arabia Saudita, Spagna, Tunisia, Turchia, Emirati arabi, Gran Bretagna, Stati Uniti) accanto all’Onu, l’Ue, la Lega Araba e l’Unione africana, più i rappresentanti delle parti libiche.
«Si è registrata una convergenza senza precedenti, un sostegno unanime sull’intesa raggiunta» tra i libici, ha proseguito il titolare della Farnesina, sottolineando che «la comunità internazionale affronterà la minaccia dell’Isis in Libia nei prossimi mesi». E «l’Italia avrà un ruolo fondamentale» nel quadro delle decisioni Onu e del nuovo governo, «il ruolo che le spetta». Appena qualche giorno fa Renzi ha ribadito la disponibilità dell’Italia a guidare una missione di assistenza e formazione a supporto del futuro governo libico.
Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ringraziando l’Italia per la sua leadership, ha ricordato che Roma «è la prima a dover gestire questo impegno in Libia» e ha ammonito chi, all’interno del Paese e all’esterno, volesse minare l’intesa raggiunta: ne «pagherà il prezzo», ha avvertito. In questo il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite avrà un ruolo di attore protagonista.
Il capo della diplomazia statunitense ha poi ribadito che c’è un piano per garantire la sicurezza del nuovo esecutivo, con l’attivo sostegno della comunità internazionale soprattutto in ambito anti-terrorismo, e che il governo che nascerà il 16 dicembre a Skhirat si insedierà a Tripoli «entro 40 giorni».
Nel documento conclusivo, si chiede un immediato cessate il fuoco e si invitano tutti i partiti politici della Libia a firmare l’accordo mercoledì. L’obiettivo è costruire un Paese «sovrano, integro, coeso e senza influenze esterne». La comunità internazionale fornirà «pieno sostegno» a questi sforzi, «sul fronte dell’assistenza umanitaria, dello sviluppo economico e delle sfide della sicurezza, inclusa la lotta all’Isis e ad altri gruppi estremisti e criminali trafficanti di esseri umani». In particolare, è stata espressa la «determinazione, in collaborazione con il governo di unità nazionale, a sconfiggere l’Isis in Libia ed eliminare la minaccia per il Paese e la sicurezza globale».
Il fronte libico non è ancora totalmente compatto, perché permane un’opposizione interna all’accordo sotto l’egida Onu. Alla conferenza di Roma, però, è stata sottolineata la presenza dei rappresentanti della «maggioranza» del popolo libico che, ha rimarcato Kobler, è «coeso» e «non vuole più divisioni». L’inviato dell’Onu lavorerà ancora per allargare ulteriormente la base di consenso al nuovo governo, che avrà un anno per «portare avanti il processo costituzionale».
La pacificazione della Libia è un obiettivo strategico anche per l’Unione europea, in chiave sicurezza ed emergenza migranti. «Vi sosterremo, contate su di noi e noi conteremo su di voi», ha detto alle delegazioni libiche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini.