Alle prime luci dell’alba il nostro C-130 dell’Aeronautica militare si è alzato in volo dall’aeroporto di Pratica di Mare, per una missione umanitaria. La prima missione in Libia di un paese della comunità internazionale per soccorrere 15 feriti, tutti delle tribù di Misurata, giovani vittime dell’attacco terroristico dell’Isis a una scuola di polizia a Zlitan, un paese satellite di Misurata. A bordo del C-130 ci sono 20 fra medici e infermieri oltre al personale di sicurezza del Ministro dell’Interno. Alle 9,30 l’aereo atterra sulla pista dell’aeroporto di Misurata. Lì ad attenderlo è schierato un corteo di ambulanze e mezzi ospedalieri. Tutto è stato preparato nei dettagli. Tecnici e politici.

Diplomazia al lavoro  

Venerdì un ufficiale di collegamento della polizia libica ha contattato i nostri funzionari della Polizia di frontiera che in tutti questi anni sono stati in Libia per coordinare le attività di contrasto alle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici di clandestini. Da lì, con una telefonata, è partita la richiesta di aiuto a Roma per curare i cadetti vittime dell’Isis; il giorno dopo il governo italiano si è riunito con i responsabili del ministero della Difesa e dell’Interno oltre che di Palazzo Chigi e del ministero della Salute. Si sono esaminati gli aspetti tecnici, politici, diplomatici. Su nostra sollecitazione, il premier incaricato a capo del Consiglio Presidenziale, Faiez al Sarraj (lo stesso che il 28 dicembre aveva incontrato Renzi), ha formalizzato la richiesta all’Italia di un intervento umanitario.  

Domenica il premier designato Sarraj scrive una lettera formale a Palazzo Chigi per chiedere di portare i quindici suoi connazionali a curarsi nelle strutture italiane. Così facendo Sarraj esercita la legittima autorità sul territorio libico e rafforza la sua legittimità come governo. È a quel punto che, accettando la richiesta del premier designato, Roma diventa de facto la sua potenza garante.  

Medici e infermieri

Il convoglio con i nostri medici raggiunge l’ospedale di Misurata, prende i quindici feriti in grado di poter affrontare il viaggio e quindi torna in aeroporto. Il velivolo della Difesa con gli ospiti libici a bordo decolla e verso le 14 atterra a Roma-Ciampino. Poi i feriti vengono portati all’ospedale militare del Celio, a Roma. Due dei quindici cadetti sono finiti immediatamente nel reparto di medicina intensiva e sono in prognosi riservata. Gli altri tredici, con fratture agli arti, ferite all’addome, e più in generale lesioni da scoppio, sono stati ricoverati in reparti ordinari del nosocomio. 

La sfida all’Isis  

L’operazione di salvataggio segue l’accelerazione delle operazione dell’Isis in Libia. L’attacco del 5 gennaio agli impianti petroliferi di Ras Sider ha dimostrato la voglia dei miliziani dello Stato islamico di puntare al cuore delle risorse libiche e l’attacco ai cadetti con un’autocisterna imbottita di tritolo – 74 le vittime secondo il bilancio ufficiale – ha riproposto la tecnica irachena. Un attentato-avvertimento dell’Isis, che ha deciso di giocare d’anticipo rispetto all’annunciata offensiva militare che le milizie di Misurata (e Zlitan) potrebbero lanciare contro i jihadisti che hanno occupato Sirte e che sono presenti a Bengasi, Derna, nella stessa Tripoli e a Sabratha. L’offensiva delle milizie libiche dovrebbe partire con il sostegno pieno della coalizione internazionale. Parallelamente, la svolta sul terreno dovrebbe accompagnarsi con la nascita del governo Sarraj, atteso per domenica prossima. La cacciata dei terroristi dell’Isis dalla Libia, infatti, è diventata una priorità per la comunità internazionale e per lo stesso Consiglio di Presidenza libico che è riunito a Tunisi, in attesa che si crei quella cornice di sicurezza che consenta il trasferimento a Tripoli. 

In prima linea  

L’operazione umanitaria di ieri dimostra quanto l’Italia sia in prima linea nella partita libica. Ruolo che i partner europei, e gli statunitensi, ci riconoscono. Ieri il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha riconosciuto quanto gli italiani «lavorano per un governo di unità». Che resta la priorità per tutti. «Il primo obiettivo è consentire la formazione di un governo di unità nazionale e fare in modo che la comunità libica sia unita. È questo a cui dobbiamo lavorare». «Con la Libia siamo in una fase molto delicata, l’accordo è stato firmato ma va realizzato», gli ha fatto eco il sottosegretario agli Esteri italiano Mario Giro. Roma parla di «operazione umanitaria» per descrivere l’operazione dei 15 cadetti. Ma l’occhio è rivolto alla missione militare che verrà.