L’inviato Onu Martin Kobler (afp)In Libia l’Is corre più veloce dell’Onu. Ma anche della Ue e della stessa Italia, che da mesi si è assunta il compito di guidare le nazioni europee nel processo di pace. Lo dice l’inviato dell’Onu in Libia Martin Kobler. E allora il pericolo di una paralisi nella creazione del nuovo governo è tale che da alcuni giorni è riemersa una possibilità prevista in passato sia dalle Nazioni Unite che dall’Unione europea: infliggere sanzioni ai leader politici e militari che impediscono la nascita del nuovo governo. Si tratterebbe di bloccare i conti economici in Europa, sequestrare gli appartamenti e i beni di loro proprietà, di vietare loro i viaggi e il transito nella Ue.
 
Ieri Kobler ha pronunciato una frase sibillina: “L’Onu non sta ancora guardando alla possibilità di sanzioni”. La verità è che le Nazioni Unite hanno già inserito la possibilità di sanzioni in una risoluzione del Consiglio di sicurezza votata mesi fa, ma oggi non potrebbero approvarle perché Cina e Russia sono contrarie in via di principio. Kobler però sta ragionando anche intorno all’idea che se non ce la fa l’Onu, il compito di varare le misure restrittive per il momento potrebbe essere assegnato alla Ue e anche agli Stati Uniti.
 
I primi tre libici nel mirino delle sanzioni sono i presidenti dei due Parlamenti, di Tobruk e di Tripoli, e il primo ministro autonominato di Tripoli. “Il premier di Tobruk, il mite Al Thinni, è già stato emarginato dai giochi politici della sua parte, e quindi non ostacola nessuno” dice un diplomatico. Gli altri tre invece sono scatenati contro il governo che dovrebbe essere guidato da Fayez Sarraj. Sono Nouri Abusahmin, presidente del Parlamento di Tripoli, commerciante, ex importatore di cibo italiano (fra cui il latte sardo “Arborea”) in Libia. Poi il primo ministro di Tripoli Khalifa al Ghweil. E infine il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh che sembrava essersi affrancato dal generale Khalifa Haftar, ma invece sta giocando una partita sotterranea in cui fra l’altro il ruolo dell’Egitto continua ad essere quello del sabotatore occulto.
 
Fonti dell’Unione europea confermano che il tema-sanzioni è sul tavolo della Commissione, che è stato presentato da alcuni Stati membri anche se per il momento non c’è nessuna accelerazione. “Ma la svolta può arrivare rapida se si decide politicamente di farlo”, afferma un diplomatico italiano, “il problema è capire se le sanzioni possano essere davvero utili, o se si tratta soltanto di uno scatto di nervi, una ripicca diplomatica incapace di avere una reale influenza”.Ieri Kobler ha cercato ancora una volta di infondere ottimismo (“io lavoro con l’idea che il bicchiere è ormai mezzo pieno”), ma la situazione è disastrosa. Il Parlamento di Tobruk oltre ad avere bocciato il governo (e qui il premier Sarraj potrebbe ovviare presentando un nuovo esecutivo) ha votato per cancellare dalla costituzione un articolo che rimette ai politici la scelta dei capi militari. Una mossa fatta su pressione del generale Haftar, l’ex ufficiale gheddafiano che da un anno e mezzo in Cirenaica guida

una milizia appoggiata dall’Egitto. Anche Haftar potrebbe finire chiaramente nella lista delle persone sanzionate, ma per il momento la Ue preferirebbe evitare lo scontro frontale con lui e con Il Cairo. Il problema è che, appunto, l’Is non aspetta e corre più veloce di tutti.