Sarà, molto probabilmente,una mossa politico-legale avanzata dall’Italia e fatta propria dall’inviatoOnu, Martin Kobler, a sbloccare nei prossimi giornil’impasse della crisi libica che ha impedito finora l’insediamentodel Gna (Governo di accordo nazionale)guidato da Fayez al-Serraja Tripoli, premessa essenziale per l’avvio della Liam (Lybian International assistance mission) a guida italiana.

Ne hanno discusso ieri a lungo aNew York, al Palazzo di vetro, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni con lo stesso Kobler che oggi dovrà riferire sulla crisi libica al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Nelle stesse ore a Roma il premier Matteo Renzi ricordava, ad ogni buon conto, che «l’Italia è un Paese guida su questo dossier ma la priorità è formare un governo in Libia. Abbiamo rapporti molto solidi con gli Usa, sono i nostri principali alleati, e con loro condividiamo il giudizio che prima di una missione vadano fatti tutti i tentativi per formare un Governo. Abbiamo visto cosa è accaduto quando i francesi e gli inglesi sono intervenuti senza un quadro di governo stabile».

Concetti analoghi espressi ieri a New York anche da Gentiloni con Kobler che ha accettato la proposta italiana di considerare come già valida, espressa e formalizzata la volontà della maggioranza del Parlamento di Tobruk a favore del nuovo governo con le firme dei 101 parlamentari. Kobler ha ricevuto ieri una lettera del vicepresidente del Parlamento di Tobruk, Hamid Hamuhu, nella quale si ricordano le violenze che hanno impedito finora un vero dibattito parlamentare e le firme allegate della maggioranza dei suoi membri a sostegno dell’esecutivo Serraji. Kobler ha girato quindi la lettera al presidente del Parlamento di Tobruk, Agila Saleh e ai quindici rappresentanti del Consiglio di sicurezza per stringere i tempi e avviare le procedure che dovranno portare nelle prossime settimane a una nuova riunione della Commissione per il dialogo a Tunisi e, poi, se tutto filerà liscio, all’ingresso del Gna a Tripoli. Per lunedì 7 marzo è prevista una nuova sessione del Parlamento di Tobruk ma sono in pochi a scommettere che possa tenersi un vero dibattito. Sul piano strettamente militare, nei prossimi giorni il generale Paolo Serra, attuale consigliere militare di Kobler, effettuerà una missione a Tripoli per verificare a che punto è la creazione della nuova “guardia nazionale” che dovrà difendere i membri del governo e che finora conterebbe circa 2mila effettivi. Anche ieri con Kobler il ministro Gentiloni ha ripetuto che l’Italia è pronta a coordinare le operazioni per la sicurezza e la stabilizzazione della Libia ma solo dopo una richiesta esplicita da parte del nuovo governo libico. Tempi e modi dell’intervento della coalizione internazionale sono ancora da definire, ma con il passare delle ore sembra assumere sempre più consistenza l’ipotesi che la guida della Liam (Lybian International assistance mission) venga affidata all’Italia. Dopo le parole del segretario alla Difesa Usa, Ash Carter,(«l’Italia ha offerto di assumere la guida in Libia e noi abbiamo già promesso che l’appoggeremo con forza») sembra proprio che il candidato in pectore ci sia già: il generale Paolo Serra, 59 anni, torinese di nascita, con importanti esperienze di comando all’estero(Kosovo, Afghanistan e Libano).

Per quanto riguarda il rapporto con gli altri Paesi della coalizione, secondo Gentiloni «il livello di coordinamento e pianificazione tra i vari attori su questo possibile contributo alla sicurezza della Libia è in una fase molto avanzata e va avanti da diverse settimane». In un’intervista al Wall Street Journal, il generale Donald Bolduc, comandante delle forze speciali statunitensi in Africa ha dichiarato che Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e gli altri alleati hanno già istituito a Roma il Centro di coordinamento della coalizione per un eventuale secondo intervento in Libia. Anche l’inviato della Farnesina per la Libia, Giorgio Starace, ha sottolineato che il riconoscimento da parte degli Usa del ruolo italiano in Libia «ci fa molto piacere e conferma la linea di leadership che ci siamo meritati negli ultimi mesi». Quanto alle prossime mosse politico diplomatiche secondo Starace «è passata la proposta italiana di dare rilievo a un atto della maggioranza politica del Parlamento di Tobruk che si è espressa favore del nuovo governo di unità nazionale». Mentre in Libia già si muovono decine (se non centinaia) di appartenenti a forze speciali americane,inglesi e francesi tutti negano la presenza di militari italiani (ma non di agenti di intelligence). Il senatore del Pd Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa a Palazzo Madama ha ricordato che «al momento non risulta siano previste iniziative di carattere militare sul terreno libico e dunque non vi sono provvedimenti formali da adottare in Parlamento». Ma le opposizioni (Lega, Si, M5S, Cor e Fi) hanno chiesto ieri di sollecitare il governo a informare il Parlamento al più presto. L’Aula del Senato si è però espressa contro una convocazione «in data certa». Si dovrà attendere che sia il governo ad indicare «quando potrà venire» a parlare di Libia.