A seguito della relazione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia dell’11 maggio da parte del Segretario Generale, Antonio Guterres, e della dichiarazione di escalation della Turchia lo scorso 10 maggio, che avvertiva di un possibile attacco direttamente agli “elementi” di Khalifa Haftar – comandante dell’Esercito nazionale libico (LNA) – in seguito ai bombardamenti nella zona dell’ambasciata turca a Tripoli, l’Unione europea ha rilasciato ieri la sua ultima dichiarazione relativa alla “questione” Libia.

La dichiarazione dell’UE non offre nulla di nuovo e di non già detto. Non menziona per nome Haftar o gli Emirati Arabi Uniti e nemmeno la Turchia. Rinnova i suoi appelli per un cessate il fuoco e un ritorno ai negoziati politici, come avvenuto in numerose precedenti comunicazioni. Come riporta il Lybya Herald, ciò ha condotto il governo libico internazionalmente riconosciuto, presieduto da Al-Serraj, ad etichettare tali azioni come “timide”: ”Non ci preoccupiamo più delle timide condanne della comunità internazionale, che non sono ancora in grado di nominare l’aggressore per nome, ritenerlo responsabile della situazione attuale e tentare di fermare coloro che lo sostengono”. A tal fine, incoraggiato dal supporto militare turco e, soprattutto, dalla copertura aerea, Tripoli sembra aver deciso di risolvere la questione militarmente sul campo di battaglia e ignorare la dichiarazione unilaterale di Haftar (ma non necessariamente l’implementazione) di un cessate il fuoco.

Josep Borrell unione europea

L’Unione europea, nella dichiarazione per bocca dell’Alto Rappresentante per la politica estera Josep Borrell, rinnova la richiesta di una tregua immediata, come hanno fatto le Nazioni Unite nei giorni scorsi , anche in occasione dell’inizio del mese sacro del Ramadan; ricorda alle parti di rispettare il diritto internazionale umanitario, rispettando e proteggendo i diritti dei civili e dei migranti coinvolti. Viene sottolineato l’importanza di rispettare l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite, ricordando che l’operazione EUNAVFOR Med Irini, approvata dal Consiglio Europeo lo scorso 31 marzo, mira ad attuare tale embargo sulle armi in linea con le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, attraverso le attività navali, aeree e satellitari. Contemporaneamente al cessate il fuoco, l’UE invita ad una ripresa immediata dei colloqui tra le parti con la mediazione delle Nazioni Unite, ribadendo per l’ennesima volta che non esiste alternativa a una soluzione politica inclusiva che rifletta le conclusioni della conferenza di Berlino. Al fine di facilitare la rapida ripresa dei colloqui politici, l’UE spera che il successore di Ghassam Salame, in qualità di rappresentante speciale del Segretario Generale e capo della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, possa essere nominato quanto prima e esorta tutti gli Stati a cooperare nel processo politico. L’UE chiude la sua dichiarazione evidenziando il suo costante impegno nei confronti della sovranità, dell’unità e della stabilità della Libia e del diritto internazionale.

Operazione Irini nel Mediterraneo

L’approccio europeo alla crisi libica si conferma come un sostegno a distanza, con una presenza soft, aiuti umanitari, ma del tutto eclissato dalla forte presenza degli attori scesi in campo, questi ultimi disposti ad investire chi su un fronte e chi sull’altro. L’emergenza sanitaria attuale che ha portato alla chiusura dei confini farà sicuramente diminuire la capacità degli attori esterni di inviare armamenti nel Paese nordafricano, elemento che potrebbe dare tempo e possibilità per un’azione più decisa da parte dell’UE. La sola missione Irini sembra insufficiente, visto il pericolo che nella rete dei controlli finiscano solo i rifornimenti inviati a Tripoli, che arrivano via mare (anche se la Turchia sembra abbia già iniziato a cambiare modalità), rispetto a quelli inviati ad Haftar, che arrivano via aerea dagli Emirati con scalo nel vicino Egitto. Inoltre, Tripoli si lamenta dell’assenza di un vero sistema legale che possa punire le eventuali violazioni.

 

 
Mario Savina, analista geopolitico, si occupa di flussi migratori e dell’area euro-mediterranea. Ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna, la laurea magistrale in Sviluppo e Cooperazione internazionale a La Sapienza, dove ha ottenuto anche un Master II in Geopolitica e Sicurezza globale. Attualmente, oltre ad essere redattore del periodico Italiani di Libia, collabora con il centro Studi Roma 3000 e con il webmagazine Affarinternazionali.it.