Torna il caos a poche ore dal voto di Tobruk sul governo libico di unità

La capitale libica ripiomba nel caos per una notte e sul Paese intero si riaffaccia lo spettro dello guerra. Erano trascorse quasi tre settimane di quiete dopo la giornata di scontri seguiti all’Insediamento di Fayez Al Serraj alla base navale di Abu Sitta. Giorni in cui si pensava che l’arrivo del premier designato e sostenuto dalla comunità internazionale segnasse un nuovo inizio in cui le vicende politiche della Libia avrebbero potuto fare il proprio corso risparmiando altre violenze al Paese dilaniato da cinque anni di guerre e caos. E invece tra sabato e domenica un boato ha squarciato il silenzio delle notti tripoline, dando inizio a una serie di scontri e incidenti in alcune zone della città. L’abitazione di uno degli esponenti di spicco del Consiglio presidenziale libico, il vicepremier Ahmed Maetig, è stata attaccata da presunti miliziani causando la morte di due guardie e il rapimento di quattro tecnici. In un primo momento sembrava che l’assalto alla residenza del vice di Sarraj fosse figlio della disputa politica in particolare con le forze vicine al governo di T’ripoli guidato da Khalìfa Ghwell. Ancor di più perché l’attacco giungeva alla vigilia del voto di fiducia da parte del Parlamento di Tobruk al Governo di accordo nazionale previsto per oggi. La realtà sembra però un’altra, come spiegano fonti locali, ovvero quanto accaduto sarebbe piuttosto un regolamento di conti tra milizie. In particolare tra la «Forza mobile nazionale» dispiegata a protezione della casa di Maetig, e la brigata rivale «Haitem Tajouri», che avrebbe agito come ritorsione a un attacco avvenuto in precedenza ai suoi danni nella zona di Ghout Shaal. In particolare Haitem Tajouri avrebbe organizzato l’assalto per riconquistare mezzi militari e munizioni che la Forza mobile le aveva sottratto. E’ da chiarire invece la questione dei quattro tecnici rapiti di cui non si hanno notizie certe, e su altri scontri avvenuti nel corso della notte a Tripoli tra raffiche di mitra e sfilate di mezzi corazzati. Anche se la questione politica non dovesse essere all’origine dello scontro, quanto accaduto mostra come sul piano pratico la situazione sia caotica a causa dei contrasti tra le milizie che controllano frazioni di territorio in tutto il Paese. C’è poi da dire che la residenza di Maetig era stata già obiettivo di un attentato, nel 2014, quando fu designato primo ministro dopo che Ali Zeidan aveva lasciato l’incarico. Il vice di Sarraj del resto è una figura di raccordo delle varie componenti libiche e per questo inviso a chi vuole mantenere lo status quo. È infatti vicino alle formazioni islamiche (comprese frange dei Fratelli musulmani) che però rappresenta in chiave più moderata e moderna. Ha il sostegno di un certo numero di milizie di Misurata, e al contempo è un business di esperienza e interlocutore privilegiato dell’Europa, in primis l’Italia. E proprio in Italia, tra il 21 e il 22 aprile, arriveranno i ministri libici con delega a Interni, Al Aref al-Khoga, e Sanità, per incontrare gli omologhi Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin. Un nuovo passo in avanti nell’ambito della cooperazione bilaterale inaugurata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, con la visita a Sarraj e l’invio di aiuti umanitari.