Nella Libia spaccata fra il governo unitario di Tripoli e l’esercito del generale Haftar

La Tobruk che continua a opporsi al governo unitario nel nome del generale Haftar si sta organizzando a far da sé. Se fino a un anno fa aveva poche munizioni e il portafogli vuoto oggi non è solo militarizzata, ma si prepara a battere moneta propria. Secondo 6 fonti locali bene informate una società russa è stata incaricata di stampare 7 miliardi di dinari da usare, tra l’altro, per gli stipendi degli sahawat, i miliziani civili armati da Haftar e verosimilmente esclusi dal budget statale. La Banca Centrale di Tripoli ha sempre pagato a Tobruk i salari ufficiali e i sussidi ma null’altro, figurarsi i paramilitari.

È facile che i dinari «falsi» siano riconoscibili perché quelli ufficiali provengono da una società britannica attentissima all’anti contraffazione ma, nota l’analista dell’European Council on Foreign Relations Mattia Toaldo, in un quadro in cui le Forze Armate potrebbero non giurare col nuovo governo la mossa è rivelatrice:

«Tobruk ha armi, batte moneta e cerca di vendere petrolio, come prova la nave bloccata ieri da Tripoli mentre stava caricando in un porto dell’est mezzo milione di barili di greggio venduti da Tobruk a una società negli Emirati. Puntano alla secessione. Da un lato ci sono i federalisti di Haftar spalleggiati dall’Egitto, che con uno Stato cuscinetto con petrolio e riserve bancarie avrebbe la quadratura del cerchio. Dall’altro c’è la strategia di Haftar che vuol conquistare Sirte, vedere fallire il governo unitario e lasciare alla comunità internazionale la sua come unica opzione libica».