La Turchia ha stabilito di congelare le attività finanziarie della Libyan Investment Authority (LIA) e del Libya Africa Investment Portfolio (LAIP), accodandosi ad una analoga decisione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La famiglia Gheddafi controlla il LAIP

Secondo quanto riferisce il quotidiano turco Hürriyet Daily News la decisione sul congelamento delle attività delle due persone giuridiche libiche è stata presa poiché una delle istituzioni, il Lybia Africa Investment Portfolio (LAIP), era sotto il controllo dell’ex leader libico Muammar Gheddafi e della sua famiglia. La stessa motivazione era alla base della decisione contro il LAIP del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, contenuta nella risoluzione 1970 del 2011.

Chi sono LAIP e LIA

Il Lybia Africa Investment Portfolio è stato istituito nel 2006. LAIP è di proprietà della Libyan Investment Authority (LIA) che gestisce la stragrande maggioranza delle riserve petrolifere della nazione.

Lo scopo, come si legge sul loro sito, è quello di “cercare opportunità di investimento e costruire un portafoglio diversificato ed equilibrato che includa le imprese che operano in settori e regioni diversificati come parte della strategia globale di crescita e sviluppo della nostra nazione”. Il Libyan African Investment Portfolio si impegna in diversi settori, quali:

  • Gestione patrimoniale finanziaria
  • Immobili compresi hotel e resort
  • Servizi e tecnologia di telecomunicazione
  • Olio e gas
  • Commercio di materie prime

La Libyan Investment Authority (LIA) è invece un fondo sovrano con sede a Tripoli. Istituito anch’esso nel 2006, supervisiona e gestisce gli investimenti in varie aree:

  • agricoltura
  • proprietà immobiliari
  • infrastrutture
  • petrolio e gas
  • azioni e obbligazioni.

È il più grande fondo sovrano dell’Africa. Nel 2016, il Consiglio presidenziale del governo di accordo nazionale (GNA) ha nominato un comitato direttivo provvisorio per amministrare e guidare temporaneamente la LIA, subito riconosciuto dai governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti.

Le sanzioni UE contro la Libia

Anche l’UE  ha attuato sanzioni contro la Libia che consistono in un embargo sulle armi, con un divieto di esportazione, importazione e anche solo trasporto di esse. Inoltre, sono state varate sanzioni sotto forma di restrizioni di viaggio e congelamento dei beni e accesso a persone ed entità identificate dalle Nazioni Unite. Le misure colpiscono l’esportazione illecita di petrolio, compreso il petrolio greggio e i prodotti petroliferi raffinati. I beni vengono congelati ad attività di persone ed entità ritenute responsabili della repressione violenta in Libia.

Alla luce del fatto che la situazione in Libia è cambiata, un certo numero di attività e persone sono state gradualmente rimosse dagli elenchi, alcune dalle Nazioni Unite e altre dall’UE. Un accordo speciale si applica alle due entità che sono ancora elencate dalle Nazioni Unite: la Libyan investment Authority e il Libyan Africa Investment Portfolio. Esse sono soggette al congelamento dei beni ma non è più vietato mettere fondi a loro disposizione.

Il caso di studio sulla Libia dell’OFSI

In un recente caso di studio l’OFSI, Ufficio di attuazione delle sanzioni finanziarie del Regno Unito, si occupa proprio delle due persone giuridiche libiche.

Le Nazioni Unite, nel 2011, hanno parzialmente congelato le attività del LAIP e del fondo sovrano LIA. Il braccio immobiliare del LAIP, la Libyan Arab African Investment Company (nota anche come LAICO), è invece soggetto a un congelamento totale delle attività sotto il regime della Libia dell’UE.

LAICO ha una filiale chiamata “Ledger Hotels” e possiede o controlla parzialmente diversi hotel di fascia alta in tutto il continente africano.  Si tratta di hotel molto facili da prenotare su varie piattaforme online e può trattarsi di entità soggette a sanzioni ONU. Soggiornare in uno di questi hotel o solo utilizzare una sala conferenze viola le sanzioni finanziarie del Regno Unito. Le aziende ne vengono a conoscenza solo quando la loro banca blocca il pagamento in hotel, lasciandoli impossibilitati a pagare il conto.

Gheddafi alle Nazioni Unite

L’Italia in controtendenza sblocca i beni di Gheddafi

L’Italia va in controtendenza rispetto alle sanzioni contro Gheddafi e la Libia. Nel 2019, infatti il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha deciso si sbloccare parte del patrimonio di Gheddafi in Italia. In un comunicato di AIRL Onlus  si legge che tali iniziative contemplano la restituzione alla LAFICO dei beni immobili per 1,1 miliardi di euro. La Libyan Arab Foreign Investment Company (LAFICO) era una banca statale d’investimento libica attiva dal 1982 al 2006. E’ stata sostituita dalla Libyan Investment Authority (LIC). Entrambe le banche erano controllate dal governo libico e dalla famiglia Gheddafi. Oltre ai beni immobili, il MEF ha deciso inoltre di restituire alcune partecipazioni azionarie in Italia riconducibili al Raiss libico, ucciso nel 2011. Esse erano congelate dal 2012 e comprendono anche quote di Eni, Juventus e Fca.

 

Daniele Lombardi, classe 1973, molisano a Roma, è giornalista, scrittore e grafico. Dal 2011 è direttore responsabile della rivista “Italiani di Libia” organo di stampa ufficiale dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia. Ha scritto il noir “La confraternita del lupo”. Ha collaborato con ANSA, Notizie Verdi, Quotidiano della Sera e altre testate locali. Ha fondato Scriptalab, agenzia di comunicazione divulgativa e editing aziendale. Laureato in Sociologia Politica, ha un master in critica giornalistica conseguito l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.