IL COMANDO militare dell’Est della Libia ha dichiarato di aver respinto l’offerta del governo italiano di medicinali e di altri aiuti umanitari che il ministro degli Esteri Angelino Alfano aveva annunciato di voler inviare a Tobruk. L’esercito del generale Khalifa Haftar, che non riconosce il governo di Fajez Serraj a Tripoli, ha detto che “rifiutiamo qualsiasi aiuto dall’Italia prima che le sue le navi da guerra e le truppe italiane abbiano lasciato Tripoli e Misurata”.

 Alfano aveva fatto quest’offerta di aiuti umanitari dopo che media e leader politici in Cirenaica da giorni avevano iniziato ad accusare l’Italia di avere una nuova “politica coloniale” a Tripoli, di volersi “ingerire negli affari interni della Libia”, e di essersi schierata con il governo di Tripoli, che Haftar boicotta. “Non possiamo lamentarci dell’attenzione russa verso Haftar”, aveva detto Alfano, “ma dobbiamo agire interloquendo anche con l’Est” della Libia. E proprio oggi alle Camere il ministro degli Esteri ha ripetuto che “noi siamo stati i primi a dire che un ruolo per Haftar era indispensabile”.

 Alfano cita l’attenzione russa verso il generale confermata dalla visita che l’ufficiale ha compiuto su una portaerei russa al largo della Cirenaica, un segnale politico e anche militare molto forte di Mosca a favore del generale-dissidente. Da mesi Haftar non nasconde l’ambizione di arrivare a controllare tutta la Libia, e suoi ufficiali hanno fatto dichiarazioni molto bellicose, sostenendo che le truppe del Libyan National Army sono pronte a invadere Tripoli per controllarla.

 In verità l’esercito di Haftar è schierato nell’Est del paese (la Cirenaica), e da mesi combatte contro alcuni gruppi di islamisti e integralisti. Ma nell’Ovest, alle spalle di Tripoli, alcune milizie come quelle di Zintan potrebbero muoversi in alleanza con Haftar contro il governo e le milizie della capitale.

 Con la visita a bordo della portaerei “Ammiraglio Kuznetsov”, la Russia in qualche modo ha offerto sul campo militare una conferma del sostegno politico al generale. Un’alleanza che chiaramente fa comodo al generale ex gheddafiano, ma che permette alla Russia di avere voce in capitolo in un altro paese arabo, la Libia, dopo aver realizzato buona parte dei suoi obiettivi in Siria e dopo essersi assicurata una rapporto privilegiato con l’Egitto del generale Al Sisi, un Paese che ha un’importanza strategica in Libia.

 In tutto questo la posizione italiana è molto delicata: con ritardo sulla richiesta dei leader libici, in ottobre la Difesa italiana aveva schierato un ospedale da campo a Misurata per sostenere le milizie libiche impegnate nella battaglia contro l’Islamic Stare a Sirte. L’ospedale doveva essere un segnale dell’impegno dell’Italia a favore del governo riconosciuto dall’Onu. E anche la riapertura dell’ambasciata d’Italia a Tripoli è stata un segnale politico assai importante per il Consiglio presidenziale di Serraj. Da giorni però l’Italia è nel mirino dei politici vicini ad Haftar che non hanno nessuna intenzione di accordarsi col governo Serraj, e che sbeffeggiano Roma, accusandola di una politica di “conquista coloniale” per screditare l’impegno preso a favore del governo Serraj. Il gesto di Alfano, quello di offrire medicinali

 ad Haftar che aveva appena ricevuto il clamoroso impegno di appoggio della Russia, viene quindi ridicolizzato, come un tentativo tardivo di offrire un’elemosina ad Haftar che nel frattempo ha il pieno sostegno economico, politico e probabilmente anche militare di Russia, Egitto ed Emirati