Esecuzioni sommarie a Bengasi, per Human Rights Watch “sono crimini di guerra”

ALCUNI VIDEO e fotografie particolarmente brutali, pubblicati in questi giorni sui social media in Cirenaica, hanno creato un’ondata di proteste contro la “Libyan National Army”, la milizia del generale Khalifa Haftar. L’organizzazione per la protezione dei diritti umani Human Rights Watch ha chiesto un’inchiesta su sospetti crimini di guerra dopo aver esaminato le foto e i video di alcune esecuzioni sommarie, di violenze e torture. Ma soprattutto c’è l’episodio della riesumazione del cadavere di un capo islamista che, 5 giorni dopo essere stato ucciso e sepolto a Bengasi, viene estratto dalla tomba, smembrato ed esibito in maniera macabra sul cofano di un’auto che attraversa le strade della periferia della città.   Human Rights Watch ha parlato apertamente di crimini di guerra: “Le forze della LNA potrebbero aver commesso dei crimini di guerra, tra i quali torture contro civili, esecuzioni sommarie, profanazione delle tombe dei loro rivali”. “La leadership della LNA deve urgentemente rispondere a queste accuse profondamente inquietanti indagando i sospetti responsabili, compresi i comandanti militari che potrebbero essere chiamati ad assumersi responsabilità individuali”, ha dichiarato Joe Stork, vice direttore di Hrw per il Medio Oriente.   I fatti risalgono al 18 marzo, quando la LNA riesce a chiudere l’assalto all’ultimo bastione delle milizie islamiste a Bengasi, liberando il quartiere di Ganfouda. Secondo HRW “video e foto riprese dal parenti delle vittime e da giornalisti mostrano che i cadaveri dei jihadisti sono stati profanati e mutilati durante o dopo la fase finale dell’assalto”.   Dopo alcuni giorni in cui l’autenticità dei video è stata smentita, i comandanti militari della milizia di Haftar hanno iniziato ad ammettere che qualcosa potrebbe essere accaduto; Wanis Boukhamada un responsabile delle forze speciali di Haftar a Bengasi, ha dichiarato che chiederà la punizione dei soldati che fossero responsabili di atti del genere. Il capo di stato maggiore egiziano Mahmoud Hijazi ha fatto dire da un suo portavoce di aver telefonato al generale Haftar chiedendogli di condannare con forza gli atti di violenza e di agire per bloccare torture e violenze contro i prigionieri.   Il caso più drammatico è quello della riesumazione del corpo del capo islamista Jalal al Makhzoum. L’uomo era il capo del Consiglio della Shura di Bengasi, l’organizzazione politico militare che da mesi è in guerra contro la LNA di Haftar in Cirenaica. Dopo essere stato ucciso e sepolto, il suo corpo è stato disseppellito e portato in trionfo dai soldati di Haftar sul cofano di una Toyota. Il governo del premier Serraj già domenica scorsa aveva definito il gesto “un’azione criminale disumana, commessa da combattenti che si sono identificati come forze armate libiche di Bengasi. Chiediamo a tutte le tribù dell’est della Libia, ad attivisti, politici e organi di stampa di condannare tale azione”.