La società partecipata è arrivata ormai a quota 635 dipendenti. Ma viene impoverita sempre di più delle sue mansioni e di compiti da svolgere

Numeri leggendari caratterizzano la partecipata. Stime ufficiali dicono che oggi «Risorse per Roma» è salita a quota 635 unità. Sempre secondo quest’ultime i dirigenti sono 10, i “soldati semplici” 532 e i quadri 93, fra cui l’ex fidanzata di Dario Panzironi, figlio di Franco. Suppergiù un funzionario ogni sei dipendenti. Quattro, cinque volte la consuetudine. L’azienda snella, voluta da Linda Lanzillotta all’epoca di Rutelli sindaco, ha avuto vita breve e neppure felice. Oggi nella società in cui il capo del personale, Alfredo Tirrò alemanniano doc, si auto – assunse come quadro aziendale e poi si promosse a direttore del personale pur senza la laurea (La Repubblica del 13/12/2010) la promozione non la si nega praticamente a nessuno. A maggior ragione colpisce il paradosso: quello di una società che, a fronte di un numero sempre in aumento di risorse (e promozioni), ha via via meno mansioni da svolgere.

L’ultimo contratto di servizio, descritto nella delibera capitolina del 24 marzo scorso, le affida per due mesi (si va di proroga in proroga) «le attività di supporto tecnico amministrativo e i servizi di portierato e prima accoglienza nelle sedi istituzionali di Roma Capitale». E poi che accadrà? «Un tempo ci occupavamo di opere pubbliche, abbiamo svolto lavori importanti, le iniziative non mancavano, oggi invece la sensazione è che si tiri a campare senza un progetto» conferma, dietro garanzia dell’anonimato, un dipendente. Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani, rammenta che secondo il piano di riequilibrio di Roma Capitale del 2014 a «Risorse per Roma» avrebbe dovuto insediarsi una due diligence: «Si sarebbe dovuto valutare la congruità di “Risorse” con la mission capitolina, a questo punto mi chiedo che fine abbia fatto questa iniziativa…»

L’ex scatola magica del centrodestra vive una perenne anomalia sindacale con ben 24 rappresentanti sindacali non eletti ma auto perpetuati nel tempo, alcuni decaduti da anni o autonominati dal sindacato con relativi benefici nelle promozioni. Una situazione alla quale, forse, ora si metterà riparo indicendo nuove elezioni, con sollievo dei lavoratori che hanno più volte raccolto le firme e hanno subito tagli alle loro prerogative nel corso del tempo salvo vincere davanti al giudice del lavoro. Altra anomalia deriva dall’inquadramento di una novantina di quei 200 provenienti dalla società che si occupava del condono edilizio (Gemma spa), e che ora fanno stabilmente un lavoro che si configura come interinale.

In molti la raccontano come un’impresa senz’anima o spina dorsale per così dire, un giunco che si piega dove soffia il vento. Di quando in quando, lavoratori di «Risorse per Roma» sono stati utilizzati come manovalanza d’iniziative del centrodestra (ma chissà a sinistra). Così a giugno 2009 il consigliere Pd Massimiliano Valeriani si appellò alla commissione trasparenza dopo che un bus carico di dipendenti della partecipata fu sbarcato in Campidoglio in occasione della visita di Muammar Gheddafi a fare da claque. Nel 2010, fu la volta della manifestazione all’Ara Pacis sulla demolizione delle torri di Tor Bella Monaca, cavallo di battaglia di Gianni Alemanno. «Risorse per Roma» si rese disponibile alla flessibilità d’orario pur di far partecipare i suoi all’iniziativa pseudo -culturale. Nel primo pomeriggio erano tutti pronti ai tornelli di partenza per imbarcarsi sul primo bus diretto a lungotevere in Augusta.