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Sicuramente controverso il giudizio sul Mediterraneo del Sud, il Nord Africa. Dall’Egitto alla Libia, molte sono le questioni rimaste aperte. Ma Obama ha avuto il coraggio di ammettere – da presidente ancora in carica, in un’intervista a “The Atlantic”, ed è stata una prima volta – di aver sbagliato in Libia. 

L’intervento in Libia si è rivelato un dramma totale. Del quale dovrebbero scusarsi in tanti, a cominciare da Cameron e Sarkozy. Le foto dei due leader accerchiati dalla popolazione festante di Bengasi hanno avuto grande risonanza mediatica nei loro paesi, ma non hanno certo aiutato la composizione di un puzzle tribale difficilissimo. Forse anche in Italia è mancato un giudizio critico, e autocritico, sull’atteggiamento del paese e del governo in quel delicato passaggio. Nessuno tra gli autorevolissimi protagonisti istituzionali di quella scelta – a differenza di Obama – ha mai avvertito l’esigenza di una sana autocritica. Stiamo ancora pagando le conseguenze di quella scelta del 2011 in termini di ridimensionamento del nostro ruolo nel Mediterraneo, ma soprattutto di afflusso impressionante di migranti. Migranti che, complice un sistema statuale indebolito, arrivano in Libia da mezzo mondo e da Sabrata tentano l’approdo nel nostro paese, attraversando quel Mediterraneo che è frontiera ma anche collegamento tra Europa e Africa.